“Il Signore è la vera PACE”

Buongiorno a tutti,
per chi non mi conosce, mi presento, mi chiamo Giorgia e sto iniziando ad invecchiare, per
cui non dirò l’età. Nasco e cresco in una meravigliosa e,lo sottolineo, meravigliosa famiglia
credente (non che non abbia dei problemi o tutto vada liscio come l’olio), ma comunque
una famiglia unita, una famiglia, grazie a Dio, “sana”.
Andiamo per step. Ho ricevuto sin da piccola l’educazione e l’abitudine di frequentare
questa assemblea.
Crescendo e frequentando la chiesa, i vari campi cristiani o l’incontro che si svolge il sabato
con i giovani, la cosa di cui si parlava maggiormente e di cui si parla tutt’ora, chiaramente,
era questo AMORE di Dio, di Gesù, di quello che ha fatto per noi sulla croce, del fatto che
non è rimasto sulla croce ma è risorto, del fatto che è morto per i miei peccati…
bene, a me di tutto questo non interessava niente, zero, il nulla cosmico.
Io non sentivo questo amore di cui tanto si parlava e, ad un certo punto, ho anche pensato
che fossi io il problema, ho pensato: “Va beh, sicuramente questo fantomatico Gesù di cui si
parla tanto ti avrà dimenticata, avrà talmente tante cose da fare che figurati se viene a
pensare a te”.
Allora mi sono detta:“Andiamo a ricercarci questo amore nella vita normale, di tutti i
giorni! Voglio dire, su 7 miliardi di persone, facciamo che 5 miliardi vivono benissimo
senza questo amore di Gesù, perché tu devi per forza andare in chiesa tutte le domeniche a
ricercare questo amore?? Io preferisco dormire, chiaramente”.
Quindi, dall’età di 16/17 anni, ho parlato con i miei, anzi…“parlato” è una parola grande!
Infatti il periodo dell’adolescenza con una ragazza un po’ esuberante come me in casa era
più un litigare ed urlare che un parlare! Così gli ho detto “Mi dovete lasciare stare, queste
cose non mi interessano ed io le cose forzate non le faccio. Tutte queste “regole” che dice la
chiesa, la Bibbia o Dio a me non interessano! Siamo in un Paese libero, sono nata libera e
faccio quello che voglio, fatemi vivere la mia vita da 17enne in pace, ci risentiamo (forse)
tra qualche anno! Ciao!”.
Pensavo di averla scampata, di poter vivere la mia vita: finalmente avrei fatto ciò che
volevo, senza pressione addosso.
Voglio però chiarire questa cosa: non vivevo in prigione, anzi i miei genitori sono stati
tanto buoni con me, molto pazienti e ora, mettendomi nei loro panni, capisco il loro
volermi tutelare da tante cose che ci sono e succedono ogni giorno in questo mondo.
Quindi ho vissuto la mia adolescenza come i ragazzi “normali”, se così si può dire. Volevo il
fidanzato, volevo uscire la sera, fare baldoria, volevo tornare all’ora che mi pare, volevo
riempirmi di tatuaggi, fumare tutto quello che c’è in commercio, volevo vivere la mia vita
senza nessun tipo di regola e di limite, perché per me questa era la vera liberta, l’unica
libertà che io volevo. E l’ho fatto, ho fatto tutto quello che mi ero promessa di fare, ho fatto
tutto quello che desideravo.
C’erano due cose però che nella mia vita mancavano, o almeno mi sembrava di essere riuscita
a prenderle ma poi, tempo di girarmi, e già le avevo perse dalle mani: la PACE (e intendo la
vera pace, quella per cui la notte non dormi, quella che tutti in fondo vogliamo e desideriamo)
e la seconda cosa: L’AMORE.
Eh si, alla fine siamo tornati al punto di partenza.
In tutta la mia vita (a parte l’amore della mia famiglia che, ripeto, non è mai mancato) con
tutte le persone che ho conosciuto, con tutte le amicizie che ho fatto, con le relazioni che ho
intrapreso, il vero amore, quello che non devi chiedere che già ti ha dato, quello che non ha
nemmeno un briciolo di egoismo, (cosa che tutti abbiamo), quello che ti fa sentire veramente
amata, veramente rispettata e apprezzata, io non ce l’ho mai avuto… o almeno credevo di
averlo, perché soprattutto all’inizio di una relazione si parte sempre con l’entusiasmo, e poi, in
qualche modo, si viene sempre delusi.
Nella mia vita questo era il sentimento che mi ha circondata per molto tempo: la delusione.
Chi mi conosce bene sa quanto io sia troppo buona, a volte ingenua! Posso conoscerti anche da
10 min e già hai la mia fiducia! Nel corso della mia vita ho riposto la mia fiducia in tutte le
persone che ne hanno fatto parte, perché ero convinta, che questa pace e questo amore che
tanto desideravo loro me lo potessero dare. E l’ho chiesto a tutti, l’ho preteso da tutti, anche
perché se non si vive di amore, di rispetto reciproco, di relazioni sane, di cosa si vive?
Ma puntualmente venivo delusa, ogni volta.
Ho passato anni nel mio letto, la sera, a piangere perché non riuscivo a stare bene, non
riuscivo a trovare un rapporto vero, un amore sincero.
Sono stata anche io egoista, tanto, perché ad un certo punto ero arrivata a prendere ogni
persona che mi passava davanti e “spremerla” fino a che non mi avesse dato quello che io
ricercavo, finché il loro “amore” e le loro attenzioni non fossero state solamente mie. Ho
dimenticato ogni singolo principio che i miei genitori mi avevano insegnato, io ricercavo, io
VOLEVO, solo stare bene, l’importante era che io riuscissi a trovare la mia pace e l’amore che
da sempre desideravo.
Bene, indovinate tutto questo a cosa mi ha portato?
A nulla signori miei, a niente, anzi a stare solo male con me stessa, e sono stata tanto male.
In tutti questi anni la mia famiglia e le persone a me care non hanno MAI mollato con me. Mi
dicevano sempre che pregavano per me, ed io pensavo: “Pregate, pregate, tanto figuratevi a
che serve pregare! Dio non vi ascolta, a Lui non interesso! Sarà come ogni persona che è
entrata nella mia vita: tante chiacchiere di questo grande amore, e poi niente, poi sparisce.”
È stata una grande lotta, perché io vedevo le persone credenti accanto a me con la loro grande
fede, e le vedevo in pace, le vedevo stare bene. Anche nelle prove più difficili della vita, erano
in pace, parlavano di questo amore che io tanto ricercavo eloro lo avevano.
Ripeto: è stata una grande battaglia!Perché io NON volevo mollare la presa, perché ero
convinta di potercela fare da me, di riuscire a trovare queste cose da sola!
Dal 2022 in poi la mia vita personale, la mia vita interiore più che altro, ha avuto un tracollo
enorme. Sono successe tante cose, che per motivi di tempo non racconterò, ma stavo male
ogni giorno, ogni giorno vivevo la giornata come un’amorfa, cercando una scossa per tenermi
in vita.
Ero stanca, lo ammetto, stanca di stare male, stanca di non riuscire a trovare un po’di pace per
me, stanca di essere in un posto ma di non riuscire realmente a sentirmi di quel posto, stanca
di essere continuamente delusa, di vivere così, aspettando che la giornata finisse per tornare
nel mio letto.
Una sera di quasi un anno fa, sabato 27 maggio, arrivano i miei zii da Roma. Mentre eravamo a
cena tutti insieme mi fanno la consueta domanda che tutti i parenti fanno: “Ma il ragazzo
l’abbiamo trovato, Giorgia?”. Ed io, dentro di me: “Daglie di nuovo, che stress!”. Gli ho
risposto: “No, non l’ho trovato, non mi interessa”.
Allora mio zio, fratello di mio papà, credente, mi parla della sua testimonianza, di quell’amore
che da piccola ho sempre sentito, di quell’amore e di quella pace che Gesù ti promette.
Ero sempre solita alzarmi dal tavolo e andarmene quando si tentava di parlarmi delle cose di
Dio e di Gesù, perché non mi sono mai interessate, ma, quella sera io sono rimasta seduta (non
so perché, o forse sì). Ho semplicemente riascoltato una storia che già conoscevo, ma l’ho
ascoltata diversamente, con il cuore aperto, con il cuore stanco, con il cuore che aveva bisogno
di essere guarito da qualcuno: semplicemente l’ho ascoltata, non sentita.
Quella sera mi uscivano delle lacrime che io non comandavo, lacrime non di commozione, ma
di liberazione.
Quella sera io, dopo praticamente tutta la mia vita, ho deposto le mie armi, ho smesso di
scappare, di cercare altre soluzioni, e ho pregato, e ho detto: “Ok va bene, hai vinto, io sono
stanca, sono sfinita, le ho provate tutte, ora ti prego di pensarci Tu, se veramente dai e fai
quello che prometti.Pensaci Tu, però, già te lo dico, io la porta del mio cuore te la apro, ma
poco, uno spiffero, perché chi me lo dice che Tu mi amerai come veramente mi dici? Mi
deluderai pure Te?”.
Bene, io quella sera ho aperto leggermente la porta, e Lui, finalmente l’ha potuta spalancare!
Ho preso la Bibbia, dopo quasi 8 anni che non la leggevo, anzi, forse non l’ho mai letta, e lessi
un versetto che si trova in Giovanni 14:27 che dice “IO VI LASCIO LA MIA PACE, NON COME IL
MONDO LA DÀ, IL VOSTRO CUORE NON SIA TURBATO E NON SI SPAVENTI”.
Quella sera, in una sera, io capii qualera questo grande amore di cui tutti mi parlavano,
L’AMORE di Gesù, che ha avuto per me su quella croce circa 2000 anni fa, quell’amore che ha
preso il mio peccato che mi separava da Dio, dall’avere una relazione personale con Lui, per
cui Gesù, pagando con la Sua vita, prendendosi su di sé tutte le mie colpe, tutti i miei sbagli,
dopo aver sofferto per me è risuscitato, VINCENDO LA MORTE.
Quella sera io capii che ero già stata veramente amata tanto tempo fa, prima che io nascessi, di
un amore che non posso spiegare a parole, di un amore che mi ha dato una speranza eterna, di
un amore che non ha avuto nemmenoun briciolo di egoismo.
Quella sera io ricevetti la PACE che tanto ho rincorso nella mia vita, quella pace che solo il
Signore Gesù ti promette e ti dà, quella pace di sapere che quando questa vita finirà io passerò
la mia eternità insieme a Lui, dove il male, la guerra, l’egoismo e le lacrime non ci saranno più,
quella pace di sentirsi amata veramente da qualcuno, che non ti può ferire, che non ti delude e
che mi sostiene ogni giorno.
Alla fine era questo che io ho sempre desiderato nella mia vita, un luogo dove il male fosse
sconfitto dal bene.
E per me è una GIOIA dire a gran voce che Gesù ha vinto, ha vinto su tutto il male.
Da quel 27 maggio io sono rinata.
La mia vita non è tutta rose e fiori sia chiaro, ma io ora dopo 24 anni mi sento veramente viva,
veramente amata, veramente in PACE, e da quel 27 maggio Lui non mi ha delusa MAI,
nemmeno una volta: posso assicurarvelo.
Dunque, per ubbidienza alla Sua Parola, domenica 21 aprile ho reso testimonianza di tutto ciò
con il battesimo.

“Fissando lo sguardo su Gesù”

Mi chiamo Alex e sono nato e cresciuto in Colombia, un paese dove c’è sia gente buona che non, come nel resto del mondo. Ma forse quello che manca maggiormente lì è il timore di Dio.
All’età di dodici anni i miei genitori si sono separati e io sono andato a vivere con mio padre, mentre i miei fratelli sono andati a stare con mia madre. Poco tempo dopo, mio padre ha trovato una nuova compagna, cosi di me si è occupata mia nonna, una donna anziana ma con un cuore grande.
Finiti gli studi ho trovato un lavoro: lavoravo molto durante la settimana ma quando arrivava il weekend facevo la così detta “vita loca”, andavo cioè di festa in festa.
A ventisette anni ho incontrato Andrea, che oggi è mia moglie e, dopo circa un anno, è nato Dominique, nostro figlio. La mia vita scorreva come sempre, senza particolari cambiamenti. Poi ci siamo trasferiti in Cile, abbiamo vissuto lì fino a gennaio del 2022, data in cui siamo venuti in Italia, su invito di mia suocera.
Lei frequentava la chiesa, così ci ha invitato a partecipare alle riunioni a cui io andavo senza un particolare interesse. In seguito, una famiglia che frequentava la chiesa ci ha aperto la propria casa e ci ha invitato a leggere la parola di Dio insieme. Così ho iniziato a chiedere al Signore un segno.
Nel frattempo avevo anche riallacciato i rapporti con mia madre, che aveva conosciuto Cristo, e mi spingeva a frequentare la chiesa e a cambiare la mia vita. Pochi mesi fa mia madre è venuta a mancare ed io sono l’unico figlio che non è potuto andare al suo funerale. Ho preso la morte di mia madre come un segno.
Poco dopo mi è stata regalata da un fratello una Bibbia in spagnolo. Ho iniziato a leggerla e, in poco tempo, senza neanche accorgermene, l’avevo letta tutta e così ho compreso che l’unica via per la salvezza è Cristo!!
«… deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.»
‭‭Lettera agli Ebrei‬ ‭12‬:‭1-2

“In lui si rallegrerà il nostro cuore”

Mi chiamo Alice, ho 20 anni e sono nata e cresciuta in una famiglia di persone credenti. Ho quindi sempre ascoltato gli insegnamenti della chiesa, dei miei genitori, dei miei familiari e tutti mi parlavano di Dio come di un Dio buono, di un Dio che amava l’uomo e che voleva avere un rapporto personale con lui, per questo aveva mandato Gesù come sacrificio. Inoltre mi era sempre stato detto che l’atto di avere fede è qualcosa di personale e che, anche se i miei genitori erano “credenti”, questo non rendeva credente anche me. Nonostante ciò sono cresciuta con l’idea di essere “credente” e, quando qualcuno mi chiedeva “credi in Dio?”, io rispondevo di si e gli spiegavo tutto ciò che mi era stato insegnato.
Verso i 16-17 anni ho iniziato a rendermi conto che la mia idea di Dio era diversa da quella dei miei genitori. Loro mi dicevano che Dio era buono ma io vedevo tutte le cose negative che accadevano intorno a me e pensavo “non potete dirmi che Dio è buono, Lui non è buono. Non mi potete dire che Gesù è venuto a morire per gli uomini e poi ci sono persone che muoiono ogni giorno. Mi state dicendo una cosa che non è vera.”
Così ho iniziato ad avere tanti contrasti con i miei genitori. La prima cosa di cui ho iniziato a dubitare era che la Bibbia fosse un libro con una autenticità storica. Dato che sono una persona molto curiosa, ho iniziato a fare una ricerca personale, consultando fonti storiografiche, leggendo dei libri che parlavano della storicità della Bibbia e parlando con persone che, prima di me, si erano fatte le mie stesse domande. Dopo un po’ di mesi ho iniziato a capire che nella Bibbia ci sono tanti riferimenti storici reali, abbiamo prove storiche dell’esistenza di tanti personaggi e dei luoghi citati nella Bibbia. Quindi ho iniziato a pensare che, se tutta una parte di Bibbia, quella storica e geografica, poteva essere considerata vera, forse poteva essere considerato vero anche il resto.
Incuriosita da questo ho iniziato a leggere la Bibbia ma con l’obiettivo di sminuire quello che mi insegnavano i miei genitori. Volevo infatti trovare le prove di situazioni in cui Dio si era comportato male con l’uomo, per dimostrare che si, Dio esisteva (non ho mai dubitato che ci fosse una “Causa Prima”) ma che non avesse interesse per l’uomo, che lo avesse creato e poi abbandonato a se stesso. Ho quindi iniziato a leggere l’Antico Testamento e, prendendo dei versetti di capitoli diversi, di libri diversi, li decontestualizzavo, li mettevo insieme per creare l’idea di Dio così come lo immaginavo io. Poi però, parlando con alcune persone della chiesa, ho compreso che avrei dovuto cercare di contestualizzare ciò che leggevo e così sono arrivata ad un punto in cui non avevo più domande da fare. Ero partita con mille dubbi, con l’idea che la Bibbia fosse un testo incoerente ma dopo mesi di ricerca mi rendevo conto che questo Libro non solo era coerente, ma c’era una logica e mi rendevo conto anche di tante situazioni in cui Dio aveva mostrato la sua fedeltà al suo popolo.
Sono poi passata al Nuovo Testamento che parla di Gesù e di un Dio che è presente nelle difficoltà dell’uomo, nella vita quotidiana. Ero cresciuta con dei genitori che mi avevano mostrato una fede concreta nelle difficoltà ma a me sembrava tutta una fantasia. Come poteva un Dio, che nemmeno si vede, essere presente nei momenti difficili? Sembrava tutto molto assurdo e decisi che non mi interessava. Pensavo infatti che in un momento per me difficile io avrei avuto bisogno di uno psicologo probabilmente, della mia famiglia, dei miei amici ma, sicuramente, non di Dio.
La mia idea era falsa. Dopo pochi mesi ho iniziato a passare un periodo molto difficile. Sono state quattro le cose che mi hanno fatto realmente ragionare e cambiare idea.
La prima è stata la morte di mio zio, una persona a cui ero molto legata. È morto pochi mesi dopo il Covid, quindi per tutto l’anno era stato isolato in una struttura e noi non siamo potuti andare a trovarlo. Quando è morto mi ricordo che mi sono sentita spiazzata, non avevo mai vissuto un lutto così vicino a me e non sapevo bene come affrontarlo. Mi colpirono due cose: la prima fu la reazione di mia zia quando siamo andati a darle la notizia. Dopo dei momenti di disperazione, appena riacquistata la lucidità, iniziò a pregare e a parlare di Dio come della persona che in quel momento era accanto a lei. Aveva la certezza che lo zio stesse bene e che anche lei lo sarebbe stata. In quel momento difficile lei aveva una consolazione mentre io non l’avevo. La seconda cosa che mi colpì furono i discorsi dei miei zii al funerale: non c’era rabbia, non c’era disperazione ma solo tanti bei ricordi e una fede certa. In quel momento di grande dolore per loro erano tuttavia tranquilli, mentre io non facevo altro che piangere.
Dopo poco più di un mese mia nonna ci ha lasciati. Era in ospedale per delle semplici terapie, ma il giorno prima che andassi a trovarla, morì. Lo trovai estremamente ingiusto, avevo una profonda rabbia nei confronti di Dio che non mi aveva permesso di vedere mia nonna. Mi colpì, durante il funerale, la preghiera che fece mio nonno davanti alla sua tomba: parlò di un Dio che ama l’uomo e aveva la sicurezza che non sarebbe stato solo perché Dio era con lui. Quella preghiera mi sconvolse.
Nei giorni successivi, ripensando a questi avvenimenti, mi tornò in mente un versetto che si trova in Giovanni 14:1
“Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.
Sembrava troppo facile. Eppure era ciò che in quei giorni vedevo nella vita delle persone intorno a me: nonostante stessero soffrendo in loro non c’era disperazione. Ma ciò non fu ancora abbastanza per farmi prendere una decisione. La mia vita continuava tranquillamente finché non ricevetti un messaggio sul gruppo della mia classe che diceva che un nostro compagno, a cui ero particolarmente legata, aveva avuto un incidente. Per una settimana non abbiamo saputo se si sarebbe risvegliato. Questo mi buttò davvero giù. Per tutto questo arco di tempo ho sofferto di attacchi di panico, ne soffrivo già prima ma dopo sono peggiorati e non trovavo mai un modo di stare meglio.
In quel momento ero circondata da persone che mi stavano vicino: avevo la mia famiglia, che mi accompagnava tutti i giorni a trovare il mio amico in coma, le persone della chiesa continuavano a scrivermi e a pregare, la scuola mise a disposizione uno psicologo, i nostri professori erano disponibili perché capivano la situazione. Pensavo che nel momento più difficile della mia giovane età avrei avuto bisogno di tutte queste persone per stare meglio. Invece il tempo passava e, anche quando il mio amico si risvegliò, mi resi conto che non stavo meglio. Nessuna persona che mi stava vicino riusciva a darmi tranquillità e pace.
Decisi di fare una prova: aprii l’applicazione della Bibbia e lessi il versetto in evidenza quel giorno: “Noi aspettiamo il Signore; egli è il nostro aiuto e il nostro scudo. In lui, certo, si rallegrerà il nostro cuore perché abbiamo confidato in lui.” Salmo 33:20-21.
Mi resi conto che una speranza io l’avevo, avevo una persona che stava aspettando solo che io prendessi la sua mano, cosa che avevo sempre rifiutato, per mesi, per anni. Ma in quel momento capii che avevo bisogno di Dio nella mia vita, di quella pace. Così pregai. Non fu una preghiera convenzionale ma io gettai su Dio tutta la rabbia che avevo, gli dissi che era stato ingiusto il fatto che non avessi rivisto mia nonna, dell’incidente del mio amico, gli dissi che era ingiusto il fatto che le persone morissero nel mondo, gli parlai di tutte le difficoltà di quei mesi. La mia preghiera si concluse con la richiesta di entrare nella mia vita. Io so che nella vita avrò delle difficoltà, so che ci sono persone che muoiono tutti i giorni in modo ingiusto, ma so anche che Dio ha provveduto ad un piano affinché questo non duri in eterno. Ho riconosciuto di aver bisogno di Dio e ho accettato il sacrificio di Gesù.
Poco dopo questi avvenimenti, ho dovuto affrontare un’altra situazione difficile: la malattia di mia mamma. Però, nonostante la tristezza e la paura di perderla, ho vissuto quel periodo in modo diverso, avevo infatti una certezza che prima non possedevo e questo mi è stato dato proprio da Dio.

L’Eterno è il baluardo della mia vita!

Mi chiamo Matilde ed oggi sono una donna adulta che ama il Signore.

Ma non è stato sempre così.

Sono nata in un paesino della Puglia, in una famiglia in cui parlare di Dio equivaleva a riferirsi alle pratiche tradizionali della religione di Stato.

Mi erano stato impartiti i Sacramenti fin dal Battesimo, però non frequentavo le funzioni a parte l’Oratorio di tanto in tanto.

In casa circolava molta letteratura di tipo marxista perché mio padre ed i suoi cugini s’interessavano alle vicende storiche dei movimenti operai.

Crescevo giocando con le bambole e leggendo i classici della letteratura per bambini: “Il giro del mondo in 80 giorni”, “David Copperfield”, “Piccole donne”, “Il libro della giungla” etc.

Per motivi legati ad un’impresa di famiglia, andai in collegio per le scuole medie.

Ero da sola.

Il luogo era pulito e confortevole, gestito da suore che ancora oggi ricordo con affetto.

C’erano tante bambine.

Per un periodo ci stette anche la figlia del mio dottore del paese e fu un po’ come se fosse arrivata mia sorella. Che bel momento.

In collegio frequentavo regolarmente le funzioni religiose e cominciai a cantare nel coro.

Mi piaceva il collegio anche se in certi momenti mi “mordeva” la nostalgia del calore familiare.

In collegio avevo portato qualche libro da casa che custodivo con cura.

Durante l’estate del primo anno, mi affezionai al “Capitale” di Carlo Marx ma lo abbandonai a favore dei libri della biblioteca di classe. Leggevo tanto, anche di notte e così vinsi per due anni un premio in denaro. Un anno, durante le vacanze di Natale ritornai in famiglia e mia sorella grande mi raccontò che lei, INVECE, stava leggendo la Bibbia.

COSA?

La Bibbia per me era “IL” libro sacro che usavano i sacerdoti.

Vedevo che le suore trattavano sempre il libro con grande rispetto.

Io leggevo i testi della Bibbia solo durante la messa e mia sorella… gla “usava”.

MAH.

Comunque dopo quella vacanza ritornai in collegio con un Vangelo che cominciai a leggere e, poco dopo, mi arrivò per posta una Bibbia in regalo.

Ricordo quanto fui stupita la prima volta che, ascoltando una lettura durante la messa, la riconobbi.

Fu un bel momento.

Leggere la Bibbia mi affascinava. C’erano storie d’amicizia, d’avventura, di lotte.

Ogni pagina era una scoperta. Andavo a cercare sull’Atlante i luoghi e nel Vocabolario le parole nuove. Questo mio interesse non passò inosservato ed una sera mi fu vietato di restare a leggere nello studio. Dopo qualche minuto scoprii che INVECE ad un’altra ragazza era stato permesso perché NON doveva leggere ma prepararsi per il compito che ci sarebbe stato l’indomani.

Dichiarai l’ingiustizia ed i toni si alzarono.

Restai nello studio e quella sera pregai una preghiera parlata, una preghiera del cuore,

così come avevo visto fare a mia sorella prima di dormire e dissi: «Signore non so chi sei. Non so quello ch’è giusto perché sono piccola. Se, però, è vero che tu puoi cambiare il mio cuore e lavare i miei peccati, TI PREGO, entra nella mia vita. Voglio appartenere a Te».

CHE BELLO!!! Che emozione.

Non ho mai trovato le parole giuste, quelle che potessero esprimere bene lo stato d’animo di quel momento. Allora, per la prima volta, sapevo che qualcosa era cambiato. Io mi ero rivolta a Dio e…

Aprii la Bibbia a caso e lessi:

“L’Eterno è la mia luce e la mia salvezza, di chi temerò?

L’Eterno è il baluardo della mia vita, di chi avrò paura? “

Salmo 27.1

Ancora oggi queste parole hanno un peso speciale nel mio cuore.

Da quel giorno dicevo a tutte le persone che è importante leggere la Bibbia.

È stato così che ho scoperto “la cristianità”.

Le voci, le pratiche, i riti. Le tante sfaccettature di spiritualità che esistevano nel mio piccolo paese.

Parlando riconoscevo la mia ignoranza. Tutti avevano ragionamenti e paroloni importanti che in qualche modo mi confondevano.

PERÒ

“Il Signore è la MIA luce e la MIA salvezza”

Ne parlai con mia sorella che da qualche tempo frequentava, pur senza convinzione, un gruppetto di Testimoni della Torre di Guardia. Lei disse che NON le era del tutto chiaro quello che volevo PERÒ quello che le stavo dicendo rispetto alla mia esperienza personale le faceva ricordare le parole di una ragazza che aveva conosciuto da poco.

Questa ragazza era poco più grande di me, viveva solo con suo padre perché era figlia unica ed aveva perso da poco tempo la mamma malata di cancro.

Mi colpì il fatto che diceva: «Mia madre è andata con il Signore!»

NON le ho sentito dire mai: «Mia madre è morta».

Parlammo di questo e la sua fede radicata nelle promesse del Signore mi colpì moltissimo.

Mi colpì la luce dei suoi occhi mentre parlava di Gesù e di quanto fosse importante nella sua vita.

Oh! Finalmente avevo trovato qualcuno che poteva capirmi e, quando glielo dissi, lei sorridendo rispose: «Ci sono altre persone».

Io e mia sorella decidemmo di andare la domenica successiva ad una riunione.

L’appuntamento ci fu dato in una casa nuova. Arrivammo in anticipo e fummo accolte in una stanza a piano terra completamente vuota che piano piano venne riempita di sedie.

La riunione cominciò ed in tutto eravamo una decina di persone.

Era estate e faceva caldo. Ma che ci stavo a fare lì?

Mi guardai intorno e vidi che le persone erano serie, concentrate e sorridevano. Chiusi gli occhi e pregai. Alla fine della riunione condivisi con loro la mia esperienza ed ascoltai i loro racconti.

Ci guardavamo e ci scoprivamo uguali, illuminati dalla stessa luce, uniti nello stesso amore.

Non li ho più lasciati.

Naturalmente i miei genitori, quando videro la mia assiduità a queste frequentazioni, cercarono di farmi cambiare idea. Avevano paura che stessi facendo qualcosa di male. Questa loro diffidenza mi dispiaceva e ci furono momenti difficili.

Io dicevo sempre che frequentavo liberamente le riunioni, che si tenevano in luoghi NON chiusi a chiave e perciò, se non fossi stata bene, avrei potuto andare via in qualunque momento.

Oggi sono passati più o meno quarant’anni e NON mi sono mai pentita della mia scelta anzi, nell’ambito delle mie possibilità, incoraggio le persone ad avvicinarsi a Dio, a conoscerlo attraverso la Sua Parola, la Bibbia, e ad incontrarlo nella preghiera.

Io stessa, nella quotidianità, nelle scelte di vita, nelle priorità che mi sono data, ho fatto della fede un elemento basilare, la parte fondante di me stessa.

Oggi, come ieri…

“L’Eterno è il baluardo della mia vita”.

Un candidato improbabile – un PADRE meraviglioso!

Racconto volentieri la mia storia perché posso parlare di mio Padre. Perché è Lui l’artefice di quello che io sono, della mia essenza. E non mi riferisco a mio padre terreno, anche perché non ho mai sperimentato la presenza di un padre amorevole e affidabile. Sto parlando del mio Padre celeste!

Ma per fare questo, devo fare un passo indietro. Sono nata in una famiglia “particolare”. Particolarmente strana. I miei genitori hanno divorziato quando io avevo tre mesi di vita. Non ho conosciuto mio padre biologico. Non era un grosso problema per me, tanto non avevo conosciuto niente di diverso. Per me era normale avere solo una mamma. Poi mia madre si è risposata. Ed ora avevo un patrigno. Non era una persona cattiva, semplicemente per lui non esistevo. Non ho mai subito maltrattamenti fisici ma ero “trasparente”, invisibile. È nato mio fratello e ho tanti bei ricordi di noi due insieme. Ma c’era un problema. Io avevo un cognome, tutti gli altri della mia famiglia ne avevano un altro. Diciamo che mi sentivo estranea, non appartenente a loro. Purtroppo anche mia madre aveva dei problemi, fisici e mentali. Il suo secondo matrimonio era infelice e sicuramente il peso della vita quotidiana era eccessivo per lei. Si è rifugiata in dipendenze dalle quali era difficile uscire. Infatti più tardi le è stata diagnosticata una sindrome maniaco-depressiva.

A scuola i miei compagni raccontavano dei loro padri. E si vantavano. Ognuno pretendeva di avere il padre più forte, più capace, più ricco, più creativo, più divertente, più intelligente…ed io sempre zitta. Che cosa potevo raccontare? Che io un padre così me lo sognavo e basta?

Per mascherare la mia insicurezza e il mio disagio facevo l’indifferente.Tanto io non avevo bisogno di nessuno! Ero forte, io! Decidevo per me, non volevo interferenze da qualcuno, tanto meno da un genitore!

La cosa interessante però è che la questione “DIO” mi aveva sempre in qualche modo affascinata. E, chi cerca trova! Durante gli anni della mia formazione scolastica sono venuta in contatto con il GBU, i gruppi biblici universitari. Ho seguito gli studi, ruotato intorno a loro senza però lasciarmi coinvolgere veramente. La fede, per me, era una cosa bellissima, ma io non riuscivo a farla mia. Questo Dio in qualche modo lo vedevo lontano e disinteressato come mio padre o mio patrigno.

Poi sono venuta in Italia. Con un indirizzo in tasca. E guarda caso questo indirizzo era della mamma di un vero figlio di Dio! Un anziano di una delle chiese evangeliche della città dove volevo andare a studiare.

Quella persona, insieme a sua moglie, mi ha adottato, per modo di dire. Loro mi hanno fatto vedere come si VIVE la fede in Cristo. Non era una bella teoria, belle parole con un etica buona ed una morale lodevole. Per nulla! Con loro ho visto e toccato con mano cosa volesse dire avere un Padre in cielo, uno che ti ama, si interessa alla tua vita, uno che ti aiuta, ti sostiene, ti protegge, ti guida. Un Padre per cui sei immensamente prezioso! E tutto questo mi ha letteralmente stesa! Ancora adesso mi vengono le lacrime! Lacrime di gioia, di riconoscenza e di meraviglia.

Adesso anch’io ho un Padre. Uno con la P maiuscola! Un Padre che non mi deluderà mai, che non mi lascerà mai, che mi ha reputato così importante per mandare Gesù Cristo sul legno della croce per potermi adottare.

Ora mi posso vantare anch’io di avere un padre forte, anzi, il più forte! Adesso posso ammettere la mia debolezza perché tanto ho al mio fianco mio Padre fortissimo!Infatti il primo passo per poter sperimentare la sua potenza era proprio ammettere di averne disperatamente bisogno! Non era vero che ero autosufficiente. Leggendo la Parola di Dio ho scoperto che nessuno ha abbastanza forza per potersi confrontare con Dio. Siamo tutti piccoli, miseri, senza forza e le nostre pretese sono ridicole di fronte alla grandezza e la potenza di Dio! Ma CON Lui posso essere forte pure io!

Quante volte ho desiderato che ci fosse qualcuno che mi difendesse. Che fosse attento alla mia vita, che accorresse in mio aiuto quando ero in pericolo.

Adesso ce l’ho! In un mondo complicato, pericoloso, problematico, sofferente… io ho un porto sicuro! Ho una protezione CASCO! Protetta al 100%. Perché Dio, mio Padre non fa le cose a metà!

Mio Padre celeste mi conosce per nome e mi ha dato il suo nome! Quindi ora io appartengo, a tutti gli effetti, a Dio. Sono stata adottata, porto il suo nome e godo tutti i diritti di questa posizione. E il mio nome è inserito in un libro molto speciale, il libro della vita.

Mio Padre è il re, anzi il Re dei re. E io sono figlia di questo Re. E in quanto figlia, anche erede! Prima ero povera, adesso sono ricca! Ricca con Dio, ricca in Dio e ricca di Dio. Una ricchezza completa, perfetta.

Ma quale prezzo mio Padre celeste  ha pagato per rendermi tale? Un prezzo enorme! La morte sulla croce di Gesù Cristo, perfetto e senza peccato, che mi ha sostituito sulla croce. Io dovevo morire lì. Ma Lui lo ha fatto per me ed ora il mio tesoro è in cielo dove è al sicuro. Il miglior investimento per il futuro è aprire il conto in cielo!

E inoltre mio Padre sa aggiustare ogni cosa.Per Dio non esiste un danno irrimediabile finché siamo su questa terra. Lui riesce a riparare, risanare e ricostruire anche le vite e i cuori più rovinati e rotti. Se ci rivolgiamo a Lui, possiamo essere sicuri che tutto si rinnova. Io sono una nuova creatura. Non rattoppata, NUOVA!Io avevo un cuore a pezzi, pieno di ammaccature, ferite e difetti. Ora ho un cuore nuovo e ringrazio ogni momento della mia vita per l’opera di mio Padre che sa risanare anche le ferite più profonde e tremende!

Volevo un padre come tutti gli altri. E invece ho trovato il Padre migliore di tutti. Dio mi ha dato infinitamente di più di quello che avevo chiesto!

Concludo con l’ esclamazione  gioiosa di Giovanni che faccio anche mia: “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo!” (I Giov 3:1)

“Tu non leggi la Bibbia, leggi libri che parlano della Bibbia”

Sono nata in una famiglia di tradizione cattolica e ricordo che la mamma era molto interessata a tutto ciò che riguardava Dio. Desiderava avere una Bibbia, ma un sacerdote le disse che era un libro all’indice quindi non si poteva leggere. Erano circa gli anni ’60.

Qualche tempo dopo i Testimoni di Geova si presentarono alla porta di casa e da loro ebbe una copia della versione Luzzi della Bibbia. Da allora vennero spesso a farle visita e a fare degli studi e, anche se nei primi anni non era possibile frequentarli con assiduità, nel corso del tempo hanno avuto un forte impatto sulla vita della nostra famiglia. Infatti, poco più che ragazzina, sono stata battezzata e sono diventata una Testimone di Geova attiva: partecipavo alle adunanze settimanali e andavo di casa in casa a distribuire riviste e libri. Col passare degli anni ero sempre più coinvolta, dedicando tanto tempo ed energie all’Organizzazione.

Finita la scuola superiore, mi misi alla ricerca di un lavoro ed ebbi l’occasione di frequentare un corso di linguaggio di programmazione per calcolatori, una cosa piuttosto nuova allora. Quando ci fu l’occasione di conoscere meglio il giovane insegnante, ebbi modo di spiegare la mia fede e lui mi disse di essere un cristiano evangelico, una realtà a me del tutto sconosciuta. Siccome entrambi credevamo che la Bibbia fosse la Parola di Dio, pensavo che fosse logico arrivare alle stesse conclusioni in materia di fede. Cominciammo così a confrontare ciò in cui credevamo ma spesso finivamo in sterili polemiche. Chiesi quindi ad un responsabile della mia Congregazione di parlare con lui e lo invitai a partecipare ad un incontro. Lui accettò a condizione che anche io mi recassi ad una chiesa evangelica ad ascoltare il Vangelo, cosa che feci. Nonostante tanti tentativi di trovare una linea comune di fede, ci trovavamo in disaccordo praticamente su tutte le cose importanti, per esempio la divinità di Gesù, la salvezza per fede, la vita futura dei credenti. Tutto questo avvenne nell’arco di due anni e ringrazio Dio di aver messo sulla mia strada una persona con un profondo amore per la Sua Parola e affetto e pazienza verso di me.

Il punto di svolta avvenne con una frase che mi fece riflettere: “Tu non leggi la Bibbia, leggi libri che parlano della Bibbia”. Cosi cominciai a leggere solo la Bibbia e nella lettera ai Romani capitolo 8 verso 9 lessi: “Se qualcuno non ha lo spirito di Cristo, egli non appartiene a Lui” e al verso 14 “infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio”. Questi versetti erano contrari alla dottrina dei Testimoni, i quali insegnano invece che ci sono due categorie di persone salvate, coloro che andranno in cielo, i cosiddetti Unti o 144.000 e coloro che vivranno su di una terra paradisiaca, chiamati la Grande Folla, che non hanno ricevuto lo Spirito Santo.

Mi resi conto di aver creduto in una dottrina di uomini e nonostante i miei sforzi di ubbidire a Dio non ero Sua figlia e non ero salvata. Da quel momento cominciai a mettere in discussione tutto ciò che mi era stato insegnato. Smisi di andare di casa in casa e di frequentare le adunanze. Anche le relazioni in famiglia ne risentirono e gli amici testimoni cessarono ogni relazione con me. Delusa e scoraggiata pregai: “Signore ho una gran confusione in testa, ma una cosa so per certo, che sei Dio e sei morto per i miei peccati e ti chiedo di salvarmi”. Mi dissociai dall’Organizzazione della Torre di Guardia e cominciai a frequentare regolarmente una chiesa evangelica in cui veniva insegnata solo la Bibbia.

A distanza di oltre 40 anni posso dire che il Signore è stato fedele, mi ha sostenuto, aiutato e guidato come promette nella Sua Parola e di questo Lo ringrazio. Oltre a questo mi ha permesso di conoscerlo in maniera personale come un buon Padre e so di essere diventata una Sua figlia.